Accanto al frusciare del cereale, tra le onde del vento sull’avena, l’ulivo dal volume argentato, stirpe austera, nel suo ritorto cuore terrestre: le gracili ulive lucidate dalle dita che fecero la colomba e la chiocciola marina: verdi, innumerevoli, purissimi picciuoli della natura, e lì negli assolati uliveti, dove soltanto cielo azzurro con cicale e terra dura esistono, lì il prodigio, la capsula perfetta dell’uliva che riempie il fogliame con le sue costellazioni: più tardi i recipienti, il miracolo, l’olio.

(Da Pablo Neruda, Ode al vino e altre odi elementari, Passigli, 2002)